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Se lo stato fosse una azienda… Riflessioni spontanee su una brutta campagna elettorale alle porte

  • Marco Basile
  • 10. Jan. 2018
  • 6 Min. Lesezeit

Se lo stato fosse una azienda (almeno una azienda ad azionariato diffuso), un Amministratore Delegato (Presidente del Consiglio) sarebbe eletto dal Consiglio di Amministrazione (Parlamento) che rappresenta gli azionisti (Elettori) sulla base di un programma strategico con obiettivi chiari e definiti. Per esempio, ridurre il debito pubblico di X%, ridurre la disoccupazione di X%, aumentare il PIL di x%, etc...

Possono non essere solo risultati economici, il successo di una azienda (Stato) si misura anche dall’indice di soddisfazione dei propri dipendenti (retention), degli indici di reputazione sociale, etc.

Il Presidente del Consiglio avrebbe sufficienti poteri per attuare il programma, sempre e comunque dentro di certi meccanismi di controllo ed, alla fine del periodo indicato, il Consiglio di Amministrazione valuterebbe i risultati reali vs gli obiettivi, e se necessario, rinnoverebbe la fiducia all’Amministratore Delegato oppure lo licenzierebbe sostituendolo con un altro.

Ma lo stato, purtroppo e per fortuna, non é una azienda.

Quindi, in realtà, in Politica, tutti possono parlare di tutto, i fatti non esistono, esistono solo le Opinioni, che sono tante come i cittadini.

Ed é incredibile notare come un governo che “oggettivamente” ha avuto a livello macroeconomico i migliori risultati degli ultimi 30 anni (chi é interessato puó vedere i dati sotto), sia considerato da almeno i 3 /4 dell’opinione pubblica come la causa di tutti i mali dell’Italia dal dopoguerra ad oggi, anche di quelli preesistenti al suo insediamento, con una sorta di responsabilità karmica sui disastri passati dell’Italia.

Evidentemente, c’é qualcosa di serissimo che non va in tutto questo, e, alle porte di una delle campagne elettorali che sará tra le più brutte di sempre, oltre che tra le piú inutili di sempre, dato che non vincerá nessuno ed il paese resterá bloccato in un tripolarismo che non permetterá governi se non governicchi tecnici o la ennesima grande coalizione, é bene che ci si ragioni seriamente.

Non sono naive, é evidente che non tutto é stato perfetto; errori sono stati fatti, qualcosa é stato fatto meno bene, si é sbagliato molto sulla comunicazione, e accetto anche le critiche di chi dice che le soluzioni adottate, pur dimostratesi macroeconomicamente efficaci non sono state attuate secondo ricette classiche di sinistra (e meno male, n.d.a.), e con grande probabilità si sarebbe potuto fare di piú per ridurre le differenze sociali che, per effetto della globalizzazione, si stanno ampliando in molti paesi del mondo in maniera stratosferica.

Però, essere uno statista (o un dirigente d’azienda), significa essere capaci di guardare alla macrosituazione. Ci sarà sempre qualcosa di non perfetto in ogni singolo dettaglio, ma i risultati del quadro di insieme sono più importanti. E i risultati di questo governo (metto insieme Renzi e Gentiloni anche se sono due cose completamente differenti) macroeconomicamente sono inconfutabili.

Purtroppo, a mio parere, alcune distorsioni presenti nel sistema Politico rappresentano problemi serissimi che riescono a portare in secondo piano questi risultati.

Provo ad elencare i problemi secondo me piú importanti:

- Sopra ogni altra cosa: l’agenda politica - l’agenda politica del paese non è dettata dal governo secondo un disegno strategico (anche qui un po’ di mea culpa del PD ci vuole) basato sulle prioritá del paese, ma é dettata dai giornali che propongono ogni giorno uno scandalo diverso di importanza discutibile. Ragion per cui una polemica sui sacchetti della spesa con un potenziale effetto di una 20ina di € su ogni famiglia diventa piú importante del milione di posti di lavoro creati in questa legislatura o dell’approvazione di leggi importanti sui diritti civili come quella sul dopo di noi. Un dibattito dicotomico Articolo 18 sí / Articolo 18 no che ha un impatto sull’1% dei lavoratori diventa piú importante di una riforma del lavoro che ha permesso l’assunzione a tempo intederminato di centinaia di migliaia di precari. Su questo, bisogna anche che politici e attivisti facciano mea culpa, perché noi stessi troppe volte ci lasciamo contagiare dall’agenda politica dettata dalla stampa, che rilanciamo con le nostre opinioni da bar espresse in post sui social network (opinioni spesso dicotomiche e poco informate), dando ancora piú valore alle cose piccole invece di riportare il discorso sui temi veramente importanti.

- La disaffezione alla politica – Ho visto un sondaggio pochi giorni fa in cui si diceva che 3 giovani su 4 non si interessano di politica e molti di loro probabilmente non andranno a votare. Questo è gravissimo, perché la Democrazia non è qualcosa di eterno e inamovibile. La Democrazia è stata una difficile conquista che i nostri nonni hanno realizzato con il loro sangue lottando sulle montagne come partigiani. E la Democrazia è una debole pianta, che facilmente può seccare ed essere estirpata quando non è irrigata da passione e partecipazione. Quando i cittadini non si interessano più alla politica e delegano il proprio voto e la propria voce, raramente si insedia un governo illuminato, lasciando campo aperto alla corruzione e a totalitarismi di ogni tipo. Per questo dico sempre che ogni cittadino dovrebbe avere il dovere di partecipare alla vita politica della propria comunità, perché solo partecipando si ha voce in capitolo, si da il proprio contributo e si evita di delegare ad altri il proprio futuro. E, “by the way”, è anche bellissimo anche se non sempre facile.

- La serietá della classe politica – Fermiamoci, tutti, finché siamo in tempo. Non è possibile screditare sempre e a prescindere l’avversario, anche con notizie false dato il caso. Non tutto quello che facciamo è perfetto, non tutto quello che fanno o propongono gli altri è sbagliato. Riconosciamo le buone proposte degli altri, rispondiamo con onestà intellettuale quando non siamo d’accordo, riconosciamo i nostri limiti e le cose su cui dobbiamo ancora lavorare. Da questo punto di vista, devo riconoscere che i 5 stelle hanno fatto passi in avanti, avendo Di Maio riconosciuto che non eliminerebbero una volta al governo gli 80 euro né smantellerebbero l’impostazione del job acts. Bene. Riconosciamo anche noi che gli altri ha volte possono aver ragione su alcuni temi. Recuperiamo la serietà degli argomenti e l’onestà intellettuale nel dibattito. Facciamolo per noi e per la Politica. Perché quando i Politici screditano la Politica, i Cittadini screditano i Politici. E la Fiducia è una pianta ancora più fragile della Democrazia, difficile da far rifiorire una volta andata persa.

Per tutte queste ragioni, spero (ma forse è un'utopia) che siamo in tempo a fermarci e tornare indietro. Facciamo una bella campagna elettorale, tutti. Parliamo dei temi. Dibattiamo con ferocia sui temi ma con rispetto per le persone, e, soprattutto, con onestà intellettuale.

“Cara Democrazia”, come direbbe Fossati, “sono stato al tuo gioco, anche quando il tuo gioco si era fatto pesante. Cara Democrazia, ritorna a casa che non è tardi”.

Marco Basile

Segretario Federazione PD Spagna

Delegato Assemblea Nazionale PD – Circoscrizione Estero

Foto: Università Ca' Foscari Venezia (CC 2.0)

I numeri dei 1.000 giorni del governo Renzi*:

- PIL: +1,6% dal pirmo trimestre 2014 al terzo trimestre 2016.

- Rapporto deficit/pil: -0,4% dal primo trimestre 2014 al secondo trimestre 2016.

- Debito pubblico: -43 miliardi (agosto e settembre 2016).

- Consumi famiglie: +3% dal primo trimestre 2014 al secondo trimestre 2016.

- Occupati totali: +656mila da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Occupati dipendenti permanenti: +487mila da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Inattivi: -665mila da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Tasso disoccupazione: -1,1% da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Tasso disoccupazione giovanile: -5,9% da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Produzione industriale: +2,3% da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Export: +7,4% da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Bilancia commerciale: +18,3 mld da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Fiducia consumatori: +13,4% da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Procedure di infrazione con la Commissione Ue: -47 (da 119 a 72) da febbraio 2014 a settembre 2016.

- Adozione decreti attuativi: +32% da febbraio 2014 a settembre 2016.

I maggiori provvedimenti adottati dal governo Renzi

  • Jobs Act (riforma del lavoro)

  • Stop Irap e taglio dell'Ires

  • 80 euro per 11 milioni di italiani che guadagnano meno di 1.500 euro al mese

  • 80 euro in più al comparto sicurezza

  • Riduzione del canone Rai da 113 euro del 2015 a 100 euro del 2016 che diventeranno 95 nel 2017 e si paga direttamente nella bolletta della luce.

  • Abolizione della tassa sulla prima casa, Imu e Tasi

  • Abolizione di Equitalia, dal 30 giugno 2017

  • Stop tasse agricole, 1,3 miliardi in meno

  • Processo civile telematico

  • Banda ultralarga e crescita digitale

  • Unioni civili

  • Divorzio breve

  • Norme per la non autosufficienza

  • Legge sul 'Dopo di noi'

  • Riforma Terzo settore e servizio civile

  • Legge contro il caporalato

  • Bonus bebè di 960 euro l'anno per ogni nuovo nato per 3 anni

  • Aumento pensioni minime da un minimo di 100 euro a un massimo di 500

  • Riforma del cinema e audiovisivo

  • Riforma La Buona scuola

  • 18App, 500 euro per tutti i giovani che compiono 18 anni nel 2016

  • Legge contro i reati ambientali

  • Reato di depistaggio

  • Tetto stipendi Pubblica amministrazione a 240 mila euro.


 
 
 

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